LA VIA DELLA MOVIDA E DEI PALAZZI

 

Da piazza della Repubblica, lasciando alla nostra destra palazzo Trinci, imbocchiamo via Antonio Gramsci, antica strada dei Mercanti. Il primo monumento che subito richiama l’attenzione è palazzo Nuti Varini, più comunemente noto come palazzo Deli.
 
Alle spalle del palazzo, ed insistente sull’area occupata nel Settecento dalla casa di Giovan Battista Nuccarini, che fu archiatra pontificio, e nell’Ottocento dalla tipografia Tomassini, volge la facciata sulla piazza del Grano la moderna struttura della Biblioteca comunale.
 
Sulla contigua piazza don Minzoni, risultato di un bombardamento aereo (18 marzo 1944) che ha distrutto un preesistente palazzo (Jacobilli, Marcelli, Maggi poi (1802) Berardi), ed oggi abbellita da una fontana monumentale realizzata (2004) dallo scultore Ivan Taymer, volge il prospetto la chiesa di Sant’Apollinare, detta anche della Morte per essere stata sede dell’omonima confraternita, precedentemente orientata verso la piazza del Grano.
 
Sul lato ovest, in fronte al prospetto laterale del palazzo Nuti Varini Deli, ingentiliscono la veduta d’insieme della piazza due diversi prospetti - principale l’uno con elegante loggiato, laterale l’altro (di via Gramsci) - collegati da una lunga terrazza con ringhiera in ferro su contrafforte. Si deve a un raffinato intervento di recupero dell’architetto folignate Alfio Ercolani l’aspetto attuale delle due unità immobiliari, un tempo parti del medesimo fabbricato appartenente agli inizi del Seicento agli Urbani di Spello, e successivamente ai Brancaleoni, ai Girosi (1686), ai Bernardini (1725), ai Ciancaleoni Ricci (1824).
 
Continuando su via Gramsci, osserviamo a sinistra la facciata del palazzo Maiolica Pesci, sin  dal 1431 residenza dei Deli, il cui salone è stato decorato dal pittore Francesco Bottazzi; e poco più avanti, quella del palazzo Alleori Ubaldi, su cui svetta un’altana monumentale ed elegante.
 
Merita di essere menzionato anche il palazzo Natalucci Sasso, immediatamente successivo, in angolo con la via Aurelio Saffi.
 
Da segnalare anche, sul lato opposto, il complesso di edifici in angolo tra via Gramsci e via Palestro che tra Sei-Settecento costituivano un unico palazzo Orfini.
 
Apprezzabile anche l’edificio limitrofo in angolo tra via Gramsci e via Maurizio Quadrio, che fu residenza dei Bonavoglia, a lungo appartenuto in seguito (1757-1841) ai Toccacieli. Ammirando da palazzo Boncompagni l’elegante architettura rinascimentale di palazzo Vallati, si intravede sulla via Palestro il grande portale bugnato del palazzo noto come Mercurelli Salari, già residenza avita dei Gigli, edificato intorno agli anni Sessanta del Seicento accorpando varie costruzioni preesistenti. Di particolare interesse il palazzo Vallati.
 
Sull’angolo opposto di via Gramsci con via Aurelio Saffi, un’altra residenza dei Benedetti, caratteristica per i frammenti architettonici di età romana incorporati nel prospetto principale.
 
Superiamo il palazzo Vallati, con il rammarico di non poterne visitare l’androne ed il cortile utilizzati come deposito di un esercizio commerciale, e proseguiamo per il tratto successivo di via Gramsci. Sul lato destro, incontriamo dapprima il palazzo Piermarini, antica residenza dei Trinci posseduta poi dai Vitelleschi fino al 1775, quando è passata ai proprietari da cui deriva il nome.
L’attiguo palazzo Vitelleschi, risultato di una ristrutturazione realizzata nella seconda metà del Seicento ed in seguito rimaneggiato, nella cornice della finestra a destra del portale presenta le lettere G e P elegantemente intrecciate, verosimilmente le iniziali di Gregorio Piermarini: ulteriore testimonianza della complessa vicenda che ha interessato i due palazzi limitrofi.
 
Poco più avanti sulla sinistra, altri due arconi, uno dei quali a marcare l’accesso a via Benedetto Bechelli e l’altro inglobato nel prospetto dell’attiguo edificio: probabilmente logge medievali per l’esercizio della mercatura, cui si riallaccerebbe l’antica denominazione di strada dei Mercanti. Di fronte, in angolo con la via Scuola Arti e Mestieri, il settecentesco palazzo Mancia, già Zoppetti ed antica residenza dei folignati Leopardi (un architrave rinascimentale del piano nobile reca inciso IO. BELARDINO LEOPARDO), caratterizzato anche da una lunga terrazza balaustrata di realizzazione più tarda (1908), su cui affaccia il prospetto laterale opposto. Ed infine, sullo slargo dove sbocca la via, intitolato al folignate Federico Frezzi, umanista e vescovo della città (1403-1416), lo splendido prospetto con doppio portale balconato di palazzo Candiotti già Brunetti, uno dei più importanti complessi architettonici privati del Settecento, attualmente di proprietà comunale e destinato a sede dell’Ente Giostra della Quintana.
Adiacente al palazzo Candiotti, è l’oratorio del Crocifisso. Ritorniamo su via Gramsci, e giriamo a sinistra per via Scuola Arti e Mestieri.
 
Procedendo incontriamo a sinistra, leggermente arretrata, la chiesina di San Tommaso dei Cipischi.
 
La piazza in cui sbocca la via deriva il nome dalla chiesa già conventuale di San Nicolò, altro insediamento degli agostiniani cui è tuttora affidata la relativa parrocchia. Volte le spalle alla facciata di San Nicolò, imbocchiamo poco oltre a destra la stretta via Reclusorio.
 
Proseguiamo per via Reclusorio ed arriviamo in piazza XX Settembre, già della Spada, dove su tre dei quattro lati si affacciano altrettanti palazzi gentilizi, tra i più significativi della città. Domina a settentrione il palazzo Barnabò.
 
Di fronte, in angolo con via Maurizio Quadrio, il palazzo Carrara.
 
Delimita il terzo lato della piazza, anch’esso in posizione d’angolo, il palazzo Gherardi.
 
Attraversata di nuovo la piazza XX Settembre, prendiamo a destra per via San Giovanni dell’Acqua; sul lato sinistro della strada si affaccia la chiesa di San Giovanni dell’Acqua.
 
Superata la chiesa, a destra del ponte a due arcate su cui passa la strada, osserviamo le vestigia del mulino cosiddetto di Sotto, un altro dei mulini un tempo di proprietà comunale, e poco più avanti, sul lato opposto, il suggestivo spazio verde dell’Orto Elmi Orfini Vitelleschi, recentemente recuperato ad uso pubblico.