SEGNI BAROCCHI, ‘IL RESTO E’ SILENZIO’ ALLA CORTE DI PALAZZO TRINCI

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ALESSIO BONI LEGGE L'AMLETO DI SHAKESPEARE

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02 Settembre 2025

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La rassegna ‘Segni Barocchi’ propone mercoledì 3 settembre, alle 21, nella corte di Palazzo Trinci, “Il resto è silenzio” con Alessio Boni che legge l’Amleto di Shakespeare, accompagnato alla chitarra da Eugenio Della Chiara. “Il resto è silenzio” è l’ultima frase pronunciata da Amleto e chiude la tragedia che Shakespeare scrisse nel 1600. Considerato come il maggior eroe tragico della modernità, Amleto, uomo del pensiero, della ragione e della coscienza, è anche eroe ‘moderno’ in quanto immerso in un continuo interrogarsi su di sé e sugli altri. 1600, Danimarca. Il re è morto, ma non del tutto scomparso. Una notte, infatti, appare sotto forma di fantasma al figlio, il principe Amleto, chiedendogli di essere vendicato: a ucciderlo nel sonno è stato il fratello Claudio, zio di Amleto, inoculandogli nell'orecchio un veleno potentissimo. Nel frattempo, lo zio Claudio si è insediato sul trono e, non pago, ha pure sposato la vedova regina, Gertrude, cioè la mamma di Amleto. Il principe promette al padre vendetta. Ma non subito: prima vuole sincerarsi della colpevolezza dello zio. È da qui che nascono i famosi dubbi Amletici... Ma come fa ad accertarsi della colpa dello zio? Usa il teatro: organizza uno spettacolo teatrale in cui mette in scena l'esatta dinamica dell'assassinio del padre. E osserva la reazione dello zio. Rimarrà impassibile? O tradirà sgomento? Purtroppo, la seconda. Lo zio non arriva neanche alla fine dello spettacolo: a un certo punto si alza e se ne va, con finto sdegno e vera paura. Nel contempo, per sbaglio, Amleto uccide il consigliere del Re: Polonio, che purtroppo è padre di Ofelia, la sua amata, e di Laerte, suo prossimo nemico. Iniziano così una serie di sventure concatenate: sopraffatta dal dolore per la perdita del padre, Ofelia si toglie la vita. Laerte dichiara Amleto colpevole delle due morti e lo sfida a duello. Ma, prima di intrecciare le spade, Laerte si premura di organizzare un tranello. D'accordo con Claudio, intinge la propria spada nel veleno e altrettanto ne versa nella coppa da cui dovrà bere il vincitore. Lo scopo è uno solo: comunque vada il duello, Amleto non deve sopravvivere. Per una serie di eventi casuali niente va come previsto. Il risultato è che, ahimè, muoiono tutti: la regina Gertrude perché beve dalla coppa; Laerte e Amleto, feriti dalla spada avvelenata; Claudio, colpito da Amleto prima di morire lui stesso. Quella che si dice, una vera carneficina. *** C’è un motto che caratterizza Alessio Boni fin da adolescente: “Se il tuo mondo non ti permette di sognare, scappa verso uno dove puoi”. A 19 anni, conseguito il diploma di ragioneria, lascia il lavoro di piastrellista e il lago d'Iseo, dove è nato. Non immagina che non ci tornerà più e che, dal quel momento, non si fermerà più. Non sa ancora quale sia il suo sogno. Lo cerca a Milano (in polizia), in America (dove fa di tutto: newspaper delivery boy, lavapiatti, babysitter), poi nei villaggi turistici (come animatore). Lo trova finalmente a 22 anni, la prima volta che va a teatro. Vede La Gatta Cenerentola di Roberto De Simone, che gli cambia la vita. Da lì, l’ammissione all'Accademia d'Arte Drammatica Silvio D’Amico a Roma; incontri importanti con maestri come Andreas Rallis, Orazio Costa Giovangigli, Peter Stein; gli anni di tournée teatrale con Giorgio Strehler e Luca Ronconi; il debutto sul piccolo schermo con La donna del treno per la regia di Carlo Lizzani, e sul grande con La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana. L’interpretazione di Matteo Carati è il suo trampolino di lancio. La sua carriera professionale spicca il volo e, ruolo dopo ruolo, scopre nuovi mondi in cui sognare: interpreta Caravaggio, Giacomo Puccini, il principe Andrej Bolkonskij, Walter Chiari, Ulisse e perfino Dio nello spettacolo teatrale Il visitatore diretto da Valerio Binasco. Nel 2021 racconta questi e altri mondi sognati e vissuti nel suo primo libro, Mordere la nebbia (ed. Solferino). L’anno scorso l’abbiamo visto su Raiuno nei panni di Dino Grandi, protagonista della fiction storica La lunga notte – La caduta del Duce e presto lo vedremo al cinema nei panni di due personaggi inediti. Nel contempo, dopo circa 30 anni trascorsi tra palco e set, la curiosità l’ha portato anche “dall'altra parte della barricata”. Nel 2015 ha esordito alla regia teatrale con lo spettacolo I duellanti. Nel 2019 ha messo in scena il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes. E ora sta portando in giro per l’Italia Iliade, Il gioco degli dei in cui è regista e protagonista, nelle doppie vesti di Zeus e del divino Achille. *** Nato a Pesaro, Eugenio Della Chiara si diploma all’età di 19 anni con il massimo dei voti e la lode nel conservatorio della sua città sotto la guida di Giuseppe Ficara. Tra i suoi maestri vi sono Andrea Dieci e Oscar Ghiglia, con cui si perfeziona all’Accademia Chigiana di Siena. Tra i premi ricevuti si segnalano - primo musicista a conseguire questo riconoscimento più di una volta - le due borse di studio della Fondazione Rossini ottenute nel 2008 e nel 2010. Parallelamente agli studi musicali completa la sua formazione umanistica presso l’Università Cattolica di Milano, laureandosi prima in Lettere Classiche e in seguito in Filologia Moderna. La sua attività concertistica lo ha portato in Giappone, Austria, Germania, Ungheria, Croazia, Turchia, Spagna, Norvegia, Danimarca e Irlanda; in Italia ha suonato per alcune tra le maggiori istituzioni musicali del Paese, tra cui la Società del Quartetto di Milano, Musica Insieme Bologna, il Festival della Valle d’Itria, la Fondazione Pietà de’ Turchini di Napoli, la Società dei Concerti di Parma, il Rossini Opera Festival di Pesaro e l’Orchestra Sinfonica di Milano. Tra 2018 e 2020 ha inciso tre album per DECCA: “Schubert - A portrait on guitar”, registrato con strumenti costruiti a Vienna a inizio Ottocento, “Guitarra Clásica”, antologia di trascrizioni da Haydn, Mozart e Beethoven, e “Paganini Live”, registrato dal vivo con Piercarlo Sacco. Nel 2024 esce il suo primo album per Naxos - dedicato alle opere complete per chitarra di Gaspar Cassadó e Frederic Mompou - mentre nel 2025 realizza, per la stessa etichetta, la registrazione integrale delle Danzas españolas di Enrique Granados in duo di chitarre con Pietro Locatto. Appassionato camerista, suona con il violinista Piercarlo Sacco, con il pianista Alberto Chines e con il chitarrista Andrea Dieci. Insieme a Pietro Locatto forma l’Azulejos Guitar Duo, progetto dedicato alla musica spagnola composta tra fine Ottocento e metà Novecento. L’approfondita frequentazione del repertorio vocale lo conduce a collaborazioni regolari con cantanti lirici. Insieme ad Alessio Boni ha ideato Tutto il resto è silenzio, lettura dell’Amleto di Shakespeare accompagnata da musiche inglesi del Seicento. Dal 2015 è direttore artistico di “MUN - Music Notes in Pesaro”, stagione di musica da camera organizzata dall’Associazione Marchigiana Attività Teatrali. Dal 2017 è docente in vari Conservatori italiani - Latina, Modena, Lecce, Genova, Bergamo e Trieste - mentre dal 2024 è titolare della cattedra di chitarra presso il Conservatorio “Lucio Campiani” di Mantova. cr (segniB3set)

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Ultimo aggiornamento

02/09/2025, 13:23