“Le casermette” di Colfiorito, da campo di internamento a museo

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24 Aprile 2020

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Il Campo di Colfiorito risale al 1882, quando il Genio Civile costruì nove capannoni su un terreno denominato “Campo San Pietro”.
Esso fu destinato ai servizi di poligono di artiglieria e ricovero militari di truppa e divenne operativo a partire dal 1885.
Nel 1936 si decise di destinare le Casermette di Colfiorito a campo di internamento destinato ad accogliere, in caso di necessità, elementi pericolosi per motivi politici o militari.
La capacità ricettiva delle strutture, la presenza di acqua e luce, la possibilità di limitare la mobilità nella zona recintata da filo spinato, la morfologia del territorio, contribuirono a trasformare questo campo militare in una vera e propria colonia di confino.
Dal luglio 1940 nel campo sono rinchiusi oltre 170 internati politici, nella primavera del 1941 il Campo viene ampliato con la costruzione di ben altre sette baracche in legno e da gennaio ad agosto 1943 arrivano al Campo numerosi prigionieri, finché il 22 settembre 1943 si ha la fuga in massa degli internati (più di 1200 persone), di questi solo 300 rinunciano all’evasione.

Dopo il sisma del 1997 i nove capannoni sono diventati sette, infatti al posto degli ultimi due oggi c’è un camper service. Essi hanno subito una ristrutturazione radicale, solo una Casermetta è rimasta come era ed è quella che oggi ospita il prezioso Museo Naturalistico del Parco di Colfiorito.


foto Umbriacultura.it / Laura Picchiarelli

24 aprile 2020

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Ultimo aggiornamento

24/04/2020, 11:07