I castellieri nel territorio dei Plestini

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Data:

06 Luglio 2020

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Colfiorito, frazione montana del Comune di Foligno, sede del Parco naturalistico, è anche il territorio dell’antico popolo umbro dei Plestini.
I Piani di Colfiorito si chiamano anche altopiani Plestini: si estendono sui rilievi della fascia appenninica umbra-marchigiana a quote comprese tra i 750 e gli 800 metri di altitudine, sono caratterizzati da ampie vallate, racchiuse tra montagne, denominate Piano di Colle Croce, Piano di Annifo, Piano di Colfiorito o di Casone, Piano di Arvello, Palude di Colfiorito, Piano di Ricciano e Piano di Popola e Cesi.

Identificato fin dai secoli passati come sede del popolo umbro dei Plestini, questo territorio rappresentò fin dalla preistoria un punto nodale degli itinerari transappenninici e ciò, insieme alla caratteristiche naturali, hanno fatto sì che fosse frequentato ed abitato fin dalla antichità.

Il popolamento dell’altipiano appare stabile e ben organizzato a partire dalla fine del X – inizi IX secolo a.C., come attestano i resti dei villaggi identificati lungo le sponde dell’antico e ormai prosciugato lago Plestino, che si estendeva dove oggi c’è il Piano di Casone.

Questi abitati furono poi abbandonati, probabilmente per l’aumentato livello del Lacus Plestinus, a favore di insediamenti fortificati di altura denominati “castellieri”, che si diffusero rapidamente in questa area tra la fine del VII e gli inizi del VI secolo a.C.

Questi insediamenti disseminati sulle alture intorno all’altopiano, ben protetti da fossati e terrapieni, erano collegati tra loro secondo linee di avvistamento lungo gli antichi itinerari transappenninici. Potevano svolgere una funzione di avvistamento se posti lungo i confini, a controllo delle vie di comunicazione, o avevano una funzione abitativa e di difesa se situati più all’interno. A seconda poi della loro posizione topografica si potevano caratterizzare secondo due differenti tipologie insediative.
Sulle alture tondeggianti, a declivio dolce, presentavano una pianta ovale o circolare, delimitati da un fossato continuo e da grossi muri che sbarravano il passaggio ai nemici. Ne sono un esempio le fortificazioni di Monte Orve, del castellaro di Annifo o di Afrile.
Sulle alture più ripide, i castellieri erano invece protetti dalla naturale conformazione del suolo ed erano fortificati solo nei punti in cui l’accesso risultava più facile. Presentavano una pianta più articolata dove la pendenza della cima veniva addolcita artificialmente con terrazzamenti del terreno come ad esempio a Croce di Casicchio presso la palude di Colfiorito e sul monte Trella.
Il castelliere di Monte Orve è l’abitato più importante del territorio plestino, sia per la sua posizione che per la sua estensione. L’abitato era sistemato su terrazze artificiali sorrette da muri a secco e circondato da una cinta di mura di grossi blocchi calcarei sovrapposti a secco.

I reperti archeologici riportati alla luce nel corso degli scavi condotti negli anni negli altipiani plestini sono oggi esposti al Museo Archeologico di Colfiorito e documentano la civiltà plestina dalle origini alla romanizzazione, con oggetti provenienti dalle necropoli, dai primi villaggi di capanne, dai santuari, dai castellieri.

Nella foto, scavi archeologici di Plestia: resti di abitazioni private

6 luglio 2020

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Ultimo aggiornamento

06/07/2020, 09:51